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il fatto

Diffamazione ai danni di Bolzoni, il procuratore generale di Caltanissetta ricorre in Cassazione contro l’assoluzione di Spena

Viene contesta l'assoluzione, si discute l'effetto delle frasi fuori onda e l'esposto sul possibile conflitto di interessi della presidente del collegio

Laura Distefano, Laura Mendola

05 Novembre 2025, 10:26

Attilio Bolzoni

Nuovo capitolo nella vicenda giudiziaria che vede contrapposti i giornalisti Michele Spena e Attilio Bolzoni. Il procuratore generale di Caltanissetta, Fabio D’Anna, ha depositato ricorso per Cassazione contro la sentenza di assoluzione pronunciata dalla Corte d’Appello nei confronti di Spena, accusato di diffamazione ai danni di Bolzoni.

Il caso giudiziario

La vicenda trae origine da alcune dichiarazioni rilasciate da Spena durante la trasmissione radiofonica “Tony Accesi”, che Bolzoni ha ritenuto lesive della propria dignità e professionalità. In primo grado, il Tribunale aveva condannato Spena al pagamento di una multa di 900 euro e a un risarcimento di 3.000 euro in favore del collega, assistito dall’avvocato Raffaele Palermo. La difesa di Spena, affidata all’avvocato Rudy Maira, aveva poi ottenuto in appello una completa assoluzione “perché il fatto non sussiste”, con revoca delle statuizioni civili.

Il ricorso del procuratore generale

Secondo il procuratore generale D’Anna, la sentenza d’appello sarebbe viziata da “una non corretta valutazione dell’articolo 595 del codice penale” e da “illogicità e contraddittorietà” nella motivazione. In particolare, il magistrato contesta il fatto che alcune delle frasi ritenute offensive siano state pronunciate da Spena fuori onda, quando Bolzoni non era più in collegamento e dunque impossibilitato a replicare.

D’Anna richiama una recente sentenza della Cassazione (n. 409/2024), secondo cui il reato di diffamazione si configura anche quando le offese vengono pronunciate in assenza del destinatario, a prescindere dalla possibilità di intervenire successivamente. “La condotta oggetto di imputazione – scrive il procuratore – non riguardava il dibattito radiofonico tra i due, ma i momenti antecedenti e successivi, in cui l’imputato ha formulato accuse indimostrate e non fondate”.

Il caso della giudice e l’esposto al CSM

Dopo la sentenza di assoluzione, Bolzoni ha presentato un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura, sollevando dubbi sull’opportunità che la dottoressa Roberta Serio presiedesse il collegio giudicante. La magistrata è infatti figlia del dottor Guglielmo Serio, che nel 2012 aveva intentato una causa civile contro Bolzoni e il gruppo editoriale L’Espresso, chiedendo 200.000 euro di risarcimento per un articolo. La causa si era conclusa nel 2016 con il rigetto della domanda e la condanna di Serio al pagamento delle spese legali.

Nel 2020, gli eredi del dottor Serio avevano versato 13.000 euro al gruppo editoriale “a saldo compensi e spese di giudizio”. Bolzoni, pur dichiarando di non mettere in dubbio l’imparzialità della giudice, ha ritenuto doveroso segnalare la circostanza, ritenendola potenzialmente idonea a suggerire l’astensione.

L’esposto è stato inviato, oltre che al CSM, anche al ministro della Giustizia, al procuratore generale della Cassazione, alla presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta e allo stesso procuratore generale D’Anna.

Verso un nuovo giudizio

Ora la parola passa alla Suprema Corte, che dovrà decidere se accogliere il ricorso e disporre un nuovo processo d’appello. Una vicenda che intreccia libertà di stampa, responsabilità penale e sensibilità istituzionale, e che promette di far discutere ancora a lungo.