L’uscita dal casa circondariale è stata anche condivisa in un reel su Instagram, dove Pandetta scrive: «Sono Tornato». Tuta da ginnastica viola e gialla, occhiali da sola e codino. Il trapper si avvicina alla telecamera e sussurra: «Liberi, finalmente». Poi abbracci, urla fuori campo. E va via, in perfetto stile Pandetta, con una jeep nera. La sua destinazione non è Catania, ma una struttura calabrese indicata nel provvedimento dei giudici di sorveglianza che hanno accolto l’istanza dell'avvocato Riccardo Floris che, in questa fase, ha seguito il cantante.
Pandetta era in carcere ormai da tre anni. É stato arrestato nel 2022 a Milano, i poliziotti lo bloccarono per notificargli l’ordine di cattura emesso dalla procura generale dopo che la Cassazione rese irrevocabile la sentenza di condanna per spaccio. Alla fine dei conti, la pena da scontare era stata determinata in 4 anni e 5 mesi aggiungendo anche le evasioni. Il primo carcere dove il nipote del boss dei Cappello ha trascorso la detenzione è stato Opera a Milano, poi è stato trasferito a Siracusa. Il Tribunale di Sorveglianza accolse un’istanza di avvicinamento in Sicilia presentata dal difensore. Ma da lì poi sono cominciati i guai per il possesso di cellulari dietro le sbarre. Fino al caso mediatico scoppiato il primo maggio scorso, quando è stata fatta una videocall in diretta con il rapper Baby Gang dal palco della Plaia. In quel periodo Pandetta era al carcere calabrese di Rossano. Quando la notizia fu riportata dai giornali partirono delle perquisizioni, anche di iniziativa, della polizia penitenziaria. Nella cella del trapper gli agenti trovarono un telefonino. Da quel sequestro è stato disposto il «volo» in Sardegna. La storia della videochiamata è diventata, poi, un brano con tanto di videoclip Manga. «Una trovata marketing perfettamente riuscita», hanno commentato in molti.
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Nel frattempo il cantante è diventato anche padre, grazie alla fecondazione assistita. A tre anni esatti di carcerazione — nonostante i tanti problemi e procedimenti relativi alle vicende legate ai telefonini (il suo nome è anche in un’indagine di Palermo) — il Tribunale di Sorveglianza ha detto sì alla misura alternativa a una comunità terapeutica anche in considerazione di un problema passato legato alla tossicodipendenza.
In Sardegna, Pandetta è stato seguito dall’avvocato Riccardo Floris. «È una possibilità che viene data a tutti dal nostro ordinamento e con grande fatica siamo riusciti a ottenerla — commenta Floris a La Sicilia — Peraltro, chiederemo al tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria che possa riprendere la sua attività professionale di cantautore, visto che l’obiettivo della comunità è la risocializzazione dell’individuo e il lavoro è un’attività di valore sociale. Faremo richiesta di autorizzazione appena possibile. Se supererà con successo questo percorso di almeno sei mesi e sarà dimesso — conclude il legale — chiederemo l’affidamento all’esterno e il rientro a casa». Pandetta, naturalmente, per le comunicazioni con l'esterno dovrà seguire le regole della struttura terapeutica.
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