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Il reportage

Mercati, per “salvare” la Pescheria di Catania servono visione e svolta coraggiosa

Gli operatori sollecitano servizi fondamentali, fra cui parcheggi e mezzi pubblici

22 Ottobre 2025, 06:28

Mercati, per “salvare” la Pescheria di Catania servono visione e svolta coraggiosa

La Pescheria ha davvero i giorni contati? A esserne convinti sono gli stessi operatori dello storico mercato, che ormai è solo il lontano ricordo di ciò che lo aveva reso famoso e non esageriamo in tutto il mondo.

«Resta ancora una delle mete più richieste dai turisti, inserito nei tour delle guide» segnala Salvatore Zanolio, che 30 anni fa ha ereditato dal padre l’attività di vendita di frutti di mare. In effetti, ieri, il mercato è stato letteralmente preso d’assalto da turisti attirati da colori e odori. Flash e selfie, però, non aiutano certo il commercio.

Qui ormai sembrano non bastare più solo il riordino e i controlli, pur richiesti: «Per sopravvivere, mantenendo lo spirito del mercato - sottolinea Domenico Pidatella, ultima generazione di venditori di pesce, suo uno dei banchetti più assortiti in galleria - servirebbe davvero una svolta coraggiosa, ad esempio lo street food di pesce direttamente dal banco come accade in altre capitali europee, avendo però - è la precisazione doverosa - tutte le autorizzazioni. Occorrono inoltre servizi fondamentali, uno su tutti i parcheggi e i mezzi pubblici».

Il Comune sta ancora censendo gli stalli, ma nel frattempo tutto procede con l’inerzia di sempre, tra piazza Alonzo di Benedetto invasa da venditori improvvisati e che non sembrano rispettare la catena del freddo né rilasciare scontrini, la galleria che conduce dalla piazza a via Dusmet da un lato e su piazza Pardo dall’altro in cui resistono in pochi e diversi banchi sono chiusi da tempo. Dappertutto, dalla parte alta di piazza Alonzo di Benedetto fino a via Zappalà Gemelli, via Riccioli e piazza dell'Indirizzo i banchi di frutta e verdura, formaggi, salumi e prodotti tipici venditori si alternano sempre più ai sempre più a locali e ristoranti.

In via Gisira, che insieme con via Pardo era considerata la “via dei macellai”, i venditori di carne ormai si contano sulle dita, anche lo storico venditore di stocco sta tentando di diversificare i prodotti prima di «essere costretto a chiudere e dopo 40 anni - dice amaramente - vendere tutto».

«Tra due o tre anni sparirà tutto e saranno tutti ristoranti, vedrete - sentenzia Riccardo Finocchiaro, la cui famiglia possiede da sempre il chiosco in piazza Alonzo, osservatorio privilegiato - il turista non verrà più e torneranno gli abusivi con le cassette, come alle origini».

«Sa qual è la verità? - interviene saggiamente Giuseppe Saia, cresciuto nella “putia” del nonno in via Gisira, ormai 70 anni fa - noi siamo sempre stati bravi solo a sfruttare finché si può, non a costruire con visione».

Sarà davvero ancora così?