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L'esame dei periti

L'omicidio di Elena, i consulenti della Corte: «La madre era cosciente quando ha accoltellato mortalmente la figlia»

Per gli psichiatri nominati dalla Corte d'Assise d'Appello Martina Patti era al momento dei fatti capace di intendere e di volere. «Ha un disturbo della personalità non grave, ma può partecipare coscientemente al processo»

Laura Distefano

21 Ottobre 2025, 12:12

12:22

L'omicidio di Elena, i consulenti della Corte: «La madre era cosciente quando ha accoltellato mortalmente la figlia»

La piccola Elena uccisa tre anni fa dalla madre Martina Patti

Partiamo dalle conclusioni. Martina Patti, la mamma che ha ucciso il 12 giugno 2022 la figlioletta Elena di quattro anni a coltellate e poi l'ha seppellita mezza nuda all'interno di alcuni sacchi neri in un terreno sciaroso a Mascalucia, è «in grado di partecipare coscientemente al processo». E, quindi, è da ritenere «imputabile». E inoltre, quando ha commesso l'omicidio, l'imputata non presentava infermità. Insomma quando Martina Patti ha ucciso la figlia era capace di intendere e di volere. Sono queste le conclusioni a cui sono arrivati i due periti, i professori Roberto Catanesi ed Eugenio Aguglia, nominati dalla Corte d'Assise d'Appello di Catania che all'apertura del processo di secondo grado, scaturito dall'impugnazione della sentenza di condanna a 30 anni per omicidio, su istanza della difesa.

Infatti i motivi del ricorso degli avvocati Tommaso Tamburino e Gabriele Celesti, che assistono l'imputata, si fondano principalmente sull'esito della perizia di parte, che ipotizzava «l'incapacità di intendere e di volere» di Patti quando ha commesso l'infanticidio in quanto all'interno di una «bolla dissociativa». Il caso rientrerebbe, secondo il consulente della difesa, il professore Antonio Petralia, fra quelli di figlicidio altruistico. Tesi che però non è condivisa dai due consulenti della Corte (Catanesi è ordinario di Psicopatologia forense dell’Università degli Studi di Bari, Aguglia è professore di Psichiatria all'Università di Catania). «Del delirio depressivo non abbiamo alcuna traccia», hanno ribadito stamattina durante l'udienza rispondendo a una domanda diretta del giudice della Corte. Patti presenta, secondo i periti, «un disturbo della personalità» non grave, «ma non sono emersi elementi sufficienti a documentare, all'epoca dei fatti (la commissione dell'omicidio) la ricorrenza di infermità rilevanti».

I due periti, stamattina, hanno risposto anche le domande dei difensori dell'imputata. Che hanno fatto rilevare il «rapporto simbiotico che aveva con la figlia» e le «sofferenze nate dal rapporto conflittuale con il padre della bambina». In aula c'era anche la pg Agata Consoli e l'avvocato Barbara Ronsivalle, che rappresenta il padre e i nonni paterni della piccola Elena Del Pozzo. Catanesi e Aguglia hanno ribadito quanto riportato nella relazione composta da 78 pagine. «Di sicuro Patti – certificano i periti – ha mantenuto un sufficiente livello di coscienza e di consapevolezza critica delle proprie azioni immediatamente dopo l’omicidio: subito dopo si recò a casa per lavarsi e cambiarsi d’abito; a seguire telefonò alle persone significative». Per Catanesi e Aguglia «ciò che emerge, dagli atti, in sostanza sono comportamenti coerenti, finalizzati, non espressivi neppure di disorientamento o confusione; quando ella si rese conto di avere le mani sporche di sangue e che la figlia era morta non girovagò senza meta e sporca di sangue, come sarebbe stato ragionevole se fosse stata in stato confusionale, ma si recò a casa, si cambiò, si lavò, non comunicò a nessuno l’accaduto, guidò con l’auto sino a casa dei genitori e poi fornì la sua falsa ricostruzione».

Per i periti non ci sono elementi per «ipotizzare la sussistenza di un disturbo di coscienza, anche temporaneo» ma «solo una parziale amnesia dell'azione delittuosa che ha portato alla morte della piccola Elena». I due psichiatri, dunque, escludono un vizio di mente, anche parziale. Il processo è stato aggiornato al prossimo 4 novembre quando saranno sentiti i consulenti della difesa, i professori Antonio Petralia ed Enrico Zanalda.