L'inchiesta
Bugie, segreti e omissioni sui complici: ecco tutte le contraddizioni di Maranzano
La sua versione non ha convinto gli inquirenti che continuano ad indagare sul movente e sulla possibilità che l'assassino di Paolo Taormina quella notte sia stato aiutato da qualcuno

Gaetano Maranzano
False dichiarazioni ai magistrati. È questa la contestazione della procura nei confronti di quattro persone ascoltate nei giorni scorsi come persone informate sui fatti. Poco dopo le loro dichiarazioni, sono state iscritte nel registro degli indagati. I magistrati ipotizzano che abbiano mentito. Solo una delle tante incongruenze che emergono dalle indagini.
Nonostante Gaetano Maranzano abbia confessato di avere ucciso Paolo Taormina sono, infatti, ancora tanti i dubbi sulla modalità dell’omicidio. La sua versione non ha convinto gli inquirenti che continuano ad indagare sul movente e sulla possibilità che Maranzano quella notte sia stato aiutato da qualcuno. Non ha convinto neanche la versione dei 4 indagati. Ha avuto dei complici? Di sicuro era andato alla Champagneria con degli amici. In tre erano al tavolo di U Scrusciu, il pub gestito dalla famiglia di Paolo e dove lui stesso faceva il barman. In tre alle 2.50 si sono scaraventati contro un cliente del pub. Nel frattempo Taormina, allarmato dalla rissa nel suo locale, esce per sedarla. Il killer si muove subito per andare dietro Paolo, con un gesto repentino gli punta la pistola alla nuca e lo uccide. Un’esecuzione? Carabinieri e magistrati si stanno muovendo per chiarire tutti i punti oscuri.
Se l’omicidio fosse stato premeditato si potrebbe aggravare anche la posizione degli indagati. In quattro interrogati dai pm hanno fornito delle dichiarazioni contraddittorie. A seguire le indagini sono Ornella Di Rienzo e Maurizio Bonaccorso, è quest’ultimo che coordina tutte le indagini sulla criminalità diffusa a Palermo. I 4 indagati avrebbero mentito ai magistrati. Questa l’ipotesi dell’accusa, ma per quale motivo mentire: Per coprire le loro responsabilità? Per coprire il vero movente dell’assassino? Sono questi alcuni degli interrogativi sui quali sono al lavoro investigatori e inquirenti.
Di sicuro quella notte Maranzano è scappato con uno degli indagati, che però non era alla guida. Circostanza che nei suoi confronti escluderebbe l’ipotesi di reato di favoreggiamento. Di sicuro ancora c’è che il killer ma anche la sua famiglia sono molto noti allo Zen. Quartiere passato al setaccio dalle forze dell’ordine nei giorni scorsi. A colpire gli investigatori è il fatto che l’assassino di Taormina ha fornito una confessione, riportando gli eventi però in netta contraddizione con le immagini delle telecamere di videosorveglianza.
Lui stesso si è contraddetto più volte: prima ha raccontato di non essere mai entrato all’interno del locale dei Taormina prima della fuga. Poi ha invece rivelato di essere entrato ben due volte per andare in bagno. Prima ha detto di avere sparato al ragazzo a distanza e che al momento dello sparo la vittima era rivolta verso di lui. Poi ha ammesso di avergli sparato alle spalle e da un punto molto ravvicinato.
Un altro riguarda il movente: Maranzano ha raccontato di avere trovato dei messaggi di Taormina sui social indirizzati a sua moglie. Delle vere e proprie avances. Questi messaggi però sarebbero stati da lui cancellati.
Infine si è aggiunto che la sua avvocata, Rosanna Vella, ha rinunciato alla sua difesa. Vella è da anni la legale del padre del killer di via Spinuzza, in carcere per tentato omicidio, in passato assolto per mafia. L’avvocata ha rinunciato a difendere il figlio del suo storico assistito per «divergenze insuperabili sulla linea difensiva». Non è trapelato altro. Ma la rinuncia crea altri dubbi su quello che sembrava in un primo momento un assassinio risolto con la confessione. Rilasciata dopo meno di 24 ore dallo sparo omicida. Da allora però gli interrogativi si sono moltiplicati e le indagini continuano.