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La sentenza

Le si rompono le protesi dopo intervento al seno: risarcita dalla ditta fornitrice

Il Tribunale di Catania ha ritenuto che il Cannizzaro, ospedale dove è stata svolta l'operazione, non ha alcuna responsabilità

Laura Distefano

02 Ottobre 2025, 17:18

02 Ottobre 2025, 17:14

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Sanità, generico

«Ad avviso del collegio peritale nell'operato dei sanitari dell'Azienda ospedaliera Cannizzaro, in riferimento all'intervento di mastoplastica additiva, non sono ravvisabili profili di responsabilità professionale».

Il Tribunale di Catania ha fatto sua la relazione dei consulenti tecnici in un procedimento civile collegato a un intervento di chirurgia plastica al seno di quasi dieci anni fa.

La paziente ha deciso di portare l'ospedale catanese davanti ai giudici ritenendo vi fosse una responsabilità medica sui risultati non soddisfacenti dell'operazione.

La donna aveva deciso di ricorrere alla mastoplastica additiva nel 2016 dopo la gravidanza: un problema legato alle ghiandole mammarie aveva determinato una riduzione progressiva dei seni. Due anni dopo le due protesi si sono rotte e quindi è dovuta tornare sotto i ferri. Da lì l'azione legale.

Oltre al Cannizzaro la donna ha citato l’Asp di Catania e la società fornitrice delle protesi per ottenere il risarcimento dei danni che erano stati identificati in 40.136,43 euro. Per la paziente la rottura delle protesi sarebbe stata «da addebitare all’utilizzo di materiali scadenti».

Il Cannizzaro, assistito dall’avvocato Luigi Randazzo dello Studio Gierrelex, ha però eccepito l’infondatezza delle domande e il Tribunale – fondando la sua decisione sugli esiti della consulenza tecnica – ha emesso la sentenza in cui dichiara che «non è possibile accertare una responsabilità dell’Azienda ospedaliera nella rottura delle protesi».

La società fornitrice, invece, non è riuscita a dimostrare che non si trattasse di un difetto di fabbricazione delle protesi e per questo motivo è stata condannata a risarcire il danno, ridimensionato a 8.360,18 euro. La fornitrice inoltre dovrà rifondere le spese dei periti e i costi della lite. L’Asp, invece, è stata dichiarata in «difetto di legittimazione passiva» non avendo svolto alcun ruolo nella vicenda.