Operazione Primus 2
Il boss schiaffeggia in diretta "l'amico" dei Santapaola: «Non toccare mio nipote» IL FILM
Le telecamere della polizia hanno registrato la punizione del capomafia inferta pubblicamente

Lo ha schiaffeggiato. Un colpo secco al volto. E poi un altro. Alfredo Di Primo ha voluto dimostrare il suo potere ad Adrano, nel Catanese. Con un gesto eclatante e violento davanti al chiosco ritenuto uno dei luoghi operativi degli Scalisi. Il boss, coinvolto nell’inchiesta Primus 2, ha deciso di punire pubblicamente Giovanni Pappalardo perché avrebbe commesso due passi falsi. E non uno. Il primo: si sarebbe presentato in nome e per conto del clan Santapangelo - l’uomo è molto vicino a Orazio Vinciguerra arrestato nel blitz Adrano Libera - da un imprenditore che già paga il pizzo agli Scalisi. Il secondo? La compagna avrebbe osato rimproverare il nipote di Di Primo di appena sedici anni. L’esponente dei Laudani ha chiesto a un suo uomo di fiducia, Antonino Garofalo, di rintracciare Pappalardo e convocarlo immediatamente .«Una pedata nella pancia gliela devo dare...», commenta Di Primo.
A un certo punto Pappalardo arriva. E le telecamere registrano tutto. Il 2 aprile 2024 è la data scritta nei frame inseriti nell’informativa della polizia che è il cuore pulsante dell’operazione antimafia. «Ma perché mi devi rompere la minchia a me ...inc... (Di Primo colpisce con uno schiaffo Pappalardo Ndr) mio nipote ...inc... sedici anni...». La discussione va avanti per diversi minuti, Pappalardo cerca di giustificarsi. Ma Di Primo gli scaraventa un altro ceffone.
Poi Di Primo lo minaccia e gli ricorda che è grazie a lui e al boss Pippo Scarvaglieri (padrino storico degli Scalisi) se è ancora vivo, poiché era bersaglio di alcune persone non citate nelle carte: «Io l'ho fatta qualcosa per te... quando le persone ti volevano macellare... Non c'è stato nessuno a cui ho sentito dire... non lo ammazzate... Alfredo Di Primo e Pippo Scarvaglieri ...inc... non lo toccate». Pappalardo con la coda scodinzolante chiede il permesso di spiegare, ma Di Primo trattandolo con sufficienza lo congeda con un secco: «La questione è chiusa».