«Antonino Sciuto ucciso per volere di Enzo Santapaola»
L’allora presidente del Mascalucia Calcio fu assassinato nel 1992 alla Plaia. La pm chiede la condanna a 30 anni del nipote di Nitto e di due storici killer di mafia

Per la pm Alessandra Tasciotti non vi sono dubbi: «Antonino Sciuto» è stato ammazzato per «volere di Enzo Santapaola (figlio di Turi). L’omicidio risale alla sera del 13 luglio 1992: fu raggiunto da un colpo di revolver al viale Kennedy vicino a un campo di calcio. Un delitto rimasto irrisolto - almeno parzialmente - per oltre trent’anni.
Due pentiti, Natale Di Raimondo e Umberto Di Fazio (già condannato in passato) si sono autoaccusati dell’omicidio, anche se nei racconti risalenti a diversi anni fa qualcosa non combaciava. «Le divergenze possono essere considerate del tutto marginali alla luce della complessiva ricostruzione del fatto che è logica, coerente e genuina», ha sostenuto il sostituto procuratore. «La marginalità dell’incongruenza è superata dalla convergenza ben più importante sulla circostanza della catena logica dell’ordine omicidiario che è partito da Enzo Santapaola». La procura ha risentito i due collaboratori di giustizia con il contraddittorio dell’incidente probatorio visto che si trattava di dichiarazioni rese da diverso tempo: prima del 2005.
L'inchiesta
Il nipote di Nitto Santapaola avrebbe incaricato il gruppo di Monte Po (guidato da Di Raimondo) e il gruppo di San Giorgio con Di Fazio, Filippo Branciforte e Natale Salvatore Fascetto. Non è ben chiaro il movente dell’omicidio. Due le ipotesi in campo: o Sciuto avrebbe avuto dei non meglio precisati contrasti con Maurizio Zuccaro (cognato di Enzo Santapaola) oppure sarebbe stato eliminato per l’attività di spaccio che faceva davanti alle scuole ma senza l’autorizzazione del clan. A sparare sarebbe stato Fascetto; Branciforti invece sarebbe stato alla guida del motorino con cui i due avrebbero raggiunto la Plaia e con cui sarebbero fuggiti dopo l’agguato.
Le richieste
La pm ha chiesto al gup la condanna di Enzo Santapaola, Natale Fascetto, Filippo Branciforte e Natale Di Raimondo. Per i primi tre, considerando la scelta del rito alternativo, ha sollecitato una pena di 30 anni di reclusione. Per il collaboratore Di Raimondo la pena chiesta è di 4 anni in continuazione con le altre sentenze già passate in giudicato.
Il 7 ottobre cominceranno le arringhe difensive: gli avvocati Valeria Rizzo e Salvatore Pietro Paolo Puglisi per Santapaola, l’avvocato Salvo Pace per Fascetto e Branciforti, l’avvocato Francesco Amato per Natale Di Raimondo.