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Colori, mani e la magia delle ceramiche: c’è un angolo di Sicilia che rivive in Marocco

A Fès una delle quattro città imperiali la tradizione rimanda agli artigiani di Santo Stefano di Camastra

Francesca Aglieri Rinella

04 Dicembre 2025, 07:30

Colori, mani e la magia delle ceramiche: c’è un angolo di Sicilia che rivive in Marocco

C'è un angolo di Sicilia in Marocco in cui materiali e colori si fondono con le mani abili degli artigiani: ed è così che Fès (Fez, la più antica delle quattro città imperiali) si trasforma come per magia in Santo Stefano di Camastra, piccolo paesino del Messinese affacciato sul mar Tirreno e “protetto” dai monti Nebrodi, in cui la ceramica non è solo un mestiere: è un battito di cuore collettivo.

La produzione di ceramiche marocchine ha origini antiche che risalgono a secoli fa, probabilmente ai periodi pre-islamici, con l’influenza di diverse culture che hanno attraversato il paese, come i fenici, i romani, gli arabi e i berberi. Le prime testimonianze di ceramiche marocchine risalgono a circa 2.000 anni fa, quando la produzione si concentrava principalmente su oggetti funzionali, come piatti, ciotole e vasi.

Fès è famosa per la sua ceramica tradizionale, che si distingue per le decorazioni geometriche complesse e il caratteristico blu cobalto. La città è un importante centro di produzione artigianale, dove uomini e donne lavorano l’argilla locale con tecniche antiche, creando anche i tradizionali mosaici con l’arte del “zellige”. Le piastrelle vengono tagliate a mano e assemblate in motivi geometrici complessi: sono ideali per arredare cucine e bagni, aggiungendo un tocco di colore e raffinatezza.

Si producono una vasta gamma di oggetti, tra cui piatti, tajine (la pentola tradizionale a forma di cono), teiere e vasi. Viene utilizzata l’argilla, modellata su ruote azionate a pedale. La tecnica della doppia cottura rende i pezzi più resistenti. Il colore più iconico è il blu cobalto. Le decorazioni sono spesso complesse, geometriche e vivaci, riflettendo l’arte e la cultura islamica.

L’argilla come materia prima viene frantumata manualmente, ammorbidirla in acqua per giorni, stesa ad asciugare, impastata con i piedi e poi a mano per evitare grumi. Le mani plasmano il pezzo sulla rotella tradizionale fino a trasformarlo nell’elemento desiderato. La lavorazione artigianale della ceramica in Marocco riflette anche un approccio sostenibile ed ecologico alla produzione artistica: materiali naturali e tecniche tradizionali riducono al minimo l’impatto ambientale.

La “cittadella della ceramica” di Fès - una delle tappe dell’itinerario promosso dal ministero del Turismo del Marocco - è un brulicare di uomini, donne e macchinari e una danza di pennelli e tinte per la decorazione finale. Un quartier generale utilizzato non solo come camera dell’artigianato, ma anche come azienda formatrice per l’apprendistato. Una città nella città.

Così come a Santo Stefano di Camastra (e anche a Caltagirone, nel Catanese) dove passeggiare tra le botteghe significa entrare in un mondo dove mani esperte modellano l’argilla come fosse un racconto antico, tramandato di generazione in generazione. Ogni forno acceso è una promessa: trasformare terra, acqua e fuoco in colori che non scoloriscono mai. Le maioliche stefanesi, celebri per i blu intensi, i verdi profondi e il giallo solare, portano con sé secoli di storia e contaminazioni culturali.

Arabi, normanni e spagnoli hanno lasciato impronte visibili nelle geometrie e nei decori floreali, rendendo ogni pezzo un piccolo atlante della Sicilia. La ceramica siciliana e quella marocchina condividono lo stesso respiro mediterraneo, ma parlano lingue artistiche diverse: in Sicilia esplode il colore solare e il simbolismo popolare; in Marocco prevale l’eleganza della geometria e l’armonia delle ripetizioni ereditate dall’arte islamica.

Due mondi diversi, eppure uniti dalla stessa dedizione artigiana: mani che impastano, modellano, smaltano e cuociono, trasformando la terra in identità. Oggi la tradizione siciliana non è ferma nei musei: vive nelle mani dei ceramisti che reinventano forme e stili, mescolando simboli antichi e design contemporaneo. Le botteghe diventano laboratori creativi, dove il turista può assistere alla nascita di un piatto, di una pigna portafortuna, di una mattonella artistica.

Così come accade in Marocco. Un file rouge che unisce la Sicilia al paese islamico: la ceramica non è solo souvenir, è identità, orgoglio e un modo unico di raccontare storie e tradizioni attraverso la bellezza.