Giornata mondiale
"Non chiedeteci come hai preso l’Hiv ma come stiamo vivendo oggi"
Un fronte di associazioni lancia un appello a giornalisti e blogger sulla consapevolezza della malattia con cui si può convivere grazie ai progressi della medicina
Simbolo lotta all'Aids
Alla vigilia della Giornata mondiale contro l’Hiv e l’Aids (1° dicembre), un fronte di associazioni lancia un appello a giornalisti e blogger: “Non chiedeteci come abbiamo preso l’Hiv, ma perché dopo quarant’anni se ne parla ancora troppo poco e spesso male”. La richiesta: spostare l’attenzione dalle curiosità morbose alla realtà attuale di una condizione cronica gestibile, raccontando scienza, prevenzione e diritti.
Le organizzazioni firmatarie — Milano Checkpoint ETS; ASA Milano OdV; Arcigay APS; Anlaids ETS; Arcobaleno Aids OdV; Bergamo Fast Track City; Brescia Checkpoint ETS; Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli; CIG Arcigay Milano Onlus; Checkpoint Plus Roma APS; Padova Checkpoint; Nadir ETS; NPS Italia Onlus — denunciano modalità di racconto che, ogni anno, in prossimità del 1° dicembre, tornano su domande “intime, invadenti, spesso morbose” come “Come hai preso l’Hiv?” o “Hai pianto alla diagnosi?”. “Non è così che si combatte lo stigma, ma con la conoscenza”, scrivono.
Il messaggio al centro dell’appello è chiaro: grazie alle terapie, chi vive con Hiv e ha carica virale non rilevabile non trasmette il virus (U=U, Undetectable = Untransmittable), può avere figli, fare sesso, sport, viaggiare, invecchiare. “Chiediamo un giornalismo che rispetti privacy e dignità, che non chieda come abbiamo preso l’Hiv ma come stiamo vivendo oggi. Che dia spazio alla scienza, alla solidarietà, al futuro”. E ancora: “Il 1° dicembre non è la giornata del ‘come l’hai preso’, ma il giorno in cui ricordiamo che U=U, che la scienza ha vinto: ora tocca alla società vincere lo stigma. E parlatene non solo il 1° dicembre”.
Sul fronte dei servizi, l’Istituto superiore di sanità segnala 628 centri in Italia per test Hiv e altre infezioni sessualmente trasmesse, mappati in una banca dati aggiornata a novembre: il 47,2% al Nord, il 26,8% al Centro, il 17,0% al Sud, il 9,1% nelle Isole. La banca dati indica modalità di accesso, disponibilità degli esami e dei percorsi di prevenzione: la PrEP è offerta in 188 centri e la PEP è disponibile in 186. Informazioni e orientamento sono forniti dal Telefono Verde Aids e Ist e dal sito “Uniti contro l’Aids”, che in occasione della Giornata mondiale amplia anche gli orari del servizio.
Alla vigilia della Giornata mondiale contro l’Hiv e l’Aids (1° dicembre), un fronte di associazioni lancia un appello a giornalisti e blogger: “Non chiedeteci come abbiamo preso l’Hiv, ma perché dopo quarant’anni se ne parla ancora troppo poco e spesso male”. La richiesta: spostare l’attenzione dalle curiosità morbose alla realtà attuale di una condizione cronica gestibile, raccontando scienza, prevenzione e diritti.
Le organizzazioni firmatarie — Milano Checkpoint ETS; ASA Milano OdV; Arcigay APS; Anlaids ETS; Arcobaleno Aids OdV; Bergamo Fast Track City; Brescia Checkpoint ETS; Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli; CIG Arcigay Milano Onlus; Checkpoint Plus Roma APS; Padova Checkpoint; Nadir ETS; NPS Italia Onlus — denunciano modalità di racconto che, ogni anno, in prossimità del 1° dicembre, tornano su domande “intime, invadenti, spesso morbose” come “Come hai preso l’Hiv?” o “Hai pianto alla diagnosi?”. “Non è così che si combatte lo stigma, ma con la conoscenza”, scrivono.
Il messaggio al centro dell’appello è chiaro: grazie alle terapie, chi vive con Hiv e ha carica virale non rilevabile non trasmette il virus (U=U, Undetectable = Untransmittable), può avere figli, fare sesso, sport, viaggiare, invecchiare. “Chiediamo un giornalismo che rispetti privacy e dignità, che non chieda come abbiamo preso l’Hiv ma come stiamo vivendo oggi. Che dia spazio alla scienza, alla solidarietà, al futuro”. E ancora: “Il 1° dicembre non è la giornata del ‘come l’hai preso’, ma il giorno in cui ricordiamo che U=U, che la scienza ha vinto: ora tocca alla società vincere lo stigma. E parlatene non solo il 1° dicembre”.
Sul fronte dei servizi, l’Istituto superiore di sanità segnala 628 centri in Italia per test Hiv e altre infezioni sessualmente trasmesse, mappati in una banca dati aggiornata a novembre: il 47,2% al Nord, il 26,8% al Centro, il 17,0% al Sud, il 9,1% nelle Isole. La banca dati indica modalità di accesso, disponibilità degli esami e dei percorsi di prevenzione: la PrEP è offerta in 188 centri e la PEP è disponibile in 186. Informazioni e orientamento sono forniti dal Telefono Verde Aids e Ist e dal sito “Uniti contro l’Aids”, che in occasione della Giornata mondiale amplia anche gli orari del servizio.