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Il fatto

Ha inizio la guerra dell’acqua tra Trapani e Valle del Belice

Proposte e ipotesi non accontentano i territori mentre la diga Garcia si prosciuga

20 Novembre 2025, 08:33

Ha inizio la guerra dell’acqua tra Trapani e Valle del Belice

La crisi idrica che sta colpendo il Trapanese si fa di giorno in giorno più acuta e rischia di trasformarsi in emergenza strutturale. Al centro della contesa c’è la diga Garcia, invaso strategico per l’approvvigionamento idrico, oggi ridotto a livelli preoccupanti. L’Ati idrico, insieme ai sindaci soci, ha lanciato l’allarme: nel 2024 la diga conteneva 22 milioni di metri cubi d’acqua, scesi a 18 milioni nel marzo 2025 e ulteriormente ridotti di altri 5 milioni per prelievi irrigui. Una scelta che avrebbe privilegiato l’agricoltura a scapito dell’uso potabile, mettendo in difficoltà decine di Comuni, soprattutto quelli ex Eas, già fragili sul fronte della distribuzione. La Regione Siciliana è finita nel mirino per aver autorizzato prelievi considerati eccessivi, alimentando quella che molti definiscono una “battaglia tra poveri”: da un lato i cittadini che rivendicano il diritto all’acqua potabile, dall’altro gli agricoltori che dipendono dalle risorse idriche per salvare le colture.

Dal Trapanese è arrivata la proposta di accelerare il progetto di collegamento tra il torrente Senora e il lago Arancio, per recuperare acqua altrimenti dispersa e convogliarla nell’invaso. Ma qui si apre un nuovo fronte di tensione: i Comuni agrigentini della Valle del Belice, in particolare Sciacca, Menfi e Santa Margherita Belice, si oppongono con forza. Il lago Arancio, già sotto la sua capacità e colpito in passato dal problema dell’alga rossa, rappresenta l’unica risorsa per l’irrigazione delle campagne locali. «Non si può immaginare di sottrarre ulteriore acqua – ha dichiarato l’assessore alle attività produttive di Sciacca, Francesco Dimino – i produttori agricoli dipendono esclusivamente da questo invaso».

La tensione cresce e il presidente del Libero Consorzio comunale di Trapani, Salvatore Quinci, chiede chiarezza: «Serve una risposta all’incapacità dell’invaso Garcia di recuperare la portata d’acqua. L'impiego di 5 milioni di metri cubi dell'acqua, in estate, ad uso irriguo, aveva un presupposto tecnico di prospettiva? Nessuno è alla ricerca di un comodo banco degli imputati ma è indispensabile conoscere la cinghia di trasmissione delle responsabilità che sta dietro le scelte che sono state intraprese». Quinci solleva anche il tema dell’impegno di Siciliacque: il trasferimento automatico di acqua dal lago Arancio nei momenti critici potrebbe essere una soluzione, ma senza regole certe rischia di trasformarsi in un ulteriore motivo di scontro. La crisi idrica nel Trapanese sta insomma diventando anche un nodo politico e sociale, oltre che tecnico, perché mette in contrapposizione territori e comunità, con il rischio concreto che la mancanza di piogge e la gestione incerta delle risorse trasformino l’emergenza in una vera e propria guerra dell’acqua.