La festa
Sant’Agata e l’iniziativa di monsignor Renna: «La fine di un iter cominciato da tempo»
Il commissariamento è arrivato dopo i ripetuti inviti dell’arcivescovo a vivere la fede con maggiore fervore. «Si può essere buoni devoti anche senza possedere una tessera»
La notizia, clamorosa per molti, del commissariamento - deciso dall’arcivescovo - di tutte le associazioni e i circoli agatini dal primo novembre scorso, in realtà non è un fulmine a ciel sereno, ma l’epilogo, atteso da molti, di un lungo, lunghissimo percorso per “tappe” che ha avuto il suo sprint sicuramente con la nomina nel 2022, voluta da Papa Francesco, di mons. Luigi Renna ad arcivescovo di Catania.
Un percorso cominciato a partire dall’eco dei processi a carico di affiliati ai clan mafiosi che orbitavano nelle associazioni e attorno al fercolo, e dalla presa di posizione pubblica di mons. Barbaro Scionti, parroco della Cattedrale, che nel 2019, contrastando chi voleva a tutti i costi compiere la Salita di Sangiuliano la mattina del 6, manovra “bocciata” dal Capo fercolo Claudio Consoli, ordinò che il fercolo facesse ritorno subito in Cattedrale, apostrofando chi ostacolava questa operazione con «Cari delinquenti, siete soli ed isolati e adesso fate silenzio perché dobbiamo pregare».
E proprio don Barbaro Scionti è uno dei commissari chiamati a vegliare (insieme con don Vincenzo Fatuzzo, don Pasquale Munzone e don Salvatore Asero) sul futuro dei Circoli, accanto a don Alfio Carbonaro e don Carmelo Asero, responsabili di due associazioni già commissariate da tempo.
E per quanto l’arcivescovo sottolinei che «non è un atto di sfiducia o punitivo, ma un voler ricominciare tutti dallo stesso punto, rivitalizzando la partecipazione dei fedeli laici alle celebrazioni, alla catechesi, alla vita sociale», il solco era già tracciato.
Già nella presentazione del programma della Festa di Sant'Agata 2024, vale a dire a meno di un anno dal suo arrivo nella città etnea, mons. Renna aveva affrontato l’argomento sottolineando come «c'è un mondo di persone con cui camminare: le associazioni agatine, in primis, che custodiscono un patrimonio di fede ma hanno bisogno di crescere nella concordia e con l'aiuto di regole più certe» - ha detto Renna - «Per questo, all'indomani della festa rivedremo gli statuti. Sarà molto importante che l'adesione alle associazioni sia fatta da uomini e donne... che si trovino nelle condizioni di essere dei devoti che non hanno conti in sospeso con la giustizia»: ci sarà l'autocertificazione come sempre, ma sarà verificata dagli organi competenti e se qualcuno non si trovasse in grado di poter aderire per questi motivi, avrà la bontà di attendere che ritorni in quelle condizioni adeguate al suo stato di associato. Devoti si può essere senza tessera, e si è ancora più devoti se non si mette in imbarazzo l’associazione con la propria presenza.
Ancora, nel Giubileo delle associazioni agatine del 26 gennaio scorso, l’arcivescovo aveva ribadito: «Il giubileo è occasione di conversione, e credo che nello stile delle associazioni agatine sia necessario un cambio di passo. Constatiamo che molto spesso alcune associazioni sono commissariate per problemi di varia natura; constatiamo che all'interno delle nostre riunioni c'è pettegolezzo, conflittualità, molto spesso litigi; è sotto gli occhi di tutti che molti pagano la tessera ma non partecipano mai ad una catechesi, ad una celebrazione, e di molti occorre esaminare la condotta di vita perché non capiscono che i pregiudicati non possono appartenere alle organizzazioni cattoliche. Appena uno viene eletto, subito si crea un partito avverso, e non sembriamo un'associazione cristiana, ma il peggior partito politico! È tempo di provare vergogna per questi comportamenti! È tempo di convertirsi! È tempo di confessare queste colpe».
Concetto più o meno ribadito nella sua Lettera pastorale per il IX centenario della traslazione delle reliquie della nostra patrona, il 16 agosto scorso.
Infine, mons. Renna, con la sua decisione, sembra anche avere assecondato l’appello del Comitato per la legalità della festa di Sant’Agata che, due mesi fa, chiedeva alla Chiesa catanese che «dopo avere migliorato negli ultimi decenni la qualità della festa e della religiosità con grande impegno, possa aiutarci anche nelle altre problematiche. Alla vigilia del Giubileo agatino chiediamo dunque all’arcivescovo di continuare nel suo impegno pubblico affinchè Catania divenga più civile e più autenticamente religiosa. Di questo hanno bisogno Catania e la Festa di Sant’Agata».