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La sentenza

Gela, Asp di Caltanissetta condannata a risarcire per i buoni pasto non erogati

La battaglia vinta di un'infermiera, adesso scatterà una task force da parte degli altri dipendenti

Laura Mendola

14 Novembre 2025, 10:10

Gela, Asp di Caltanissetta condannata a risarcire per i buoni pasto non erogati

L’Asp di Caltanissetta resiste nell’andare ad elargire buoni pasto e servizio mensa ai dipendenti che ruotano su tre turni. Così dopo che si era aperto uno spiraglio sindacale adesso c’è una pioggia di ricorsi dinnanzi al giudice del lavoro. In questo contesto una infermiera, assistita dall’avvocato Roberto Nastasi, si è vista riconoscere un risarcimento pari alla mancata erogazione dei buoni pasti in quattro anni di attività, compreso il periodo Covid-19.

L’ultima sentenza porta la firma del giudice del lavoro del tribunale di Gela Vincenzo Accardo il quale, nell’andare a condannare l’azienda sanitaria provinciale, evidenzia che «le aziende, in relazione al proprio assetto organizzativo e compatibilmente con le risorse disponibili, possono istituire mense di servizio o, in alternativa, garantire l’esercizio del diritto di mensa con modalità sostitutive. Hanno diritto alla mensa tutti i dipendenti, ivi compresi quelli che prestano la propria attività in posizioni di comando, nei giorni di effettiva presenza al lavoro, in relazione alla particolare articolazione dell’orario».

L’azienda sanitaria di Caltanissetta su questo punto non si è adeguata e non ha provveduto ad elargire i buoni pasto per coloro i quali svolgono oltre sei ore di lavoro. Così come spetta il buono pasto anche a coloro i quali sono giornalieri e hanno una pausa pranzo. Il giudice aggiunge anche: «In tema di pubblico impiego privatizzato, l’attribuzione del buono pasto, in quanto agevolazione di carattere assistenziale che, nell’ambito dell’organizzazione dell’ambiente di lavoro, è diretta a conciliare le esigenze del servizio con le esigenze quotidiane del dipendente, al fine di garantire il benessere fisico necessario per proseguire l’attività lavorativa quando l’orario giornaliero corrisponda a quello contrattualmente previsto per la fruizione del beneficio».

Alla luce della sentenza, che non ogni probabilità verrà appellata, si prevede una pioggia di ricorsi per ottenere i buoni pasto.