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Il Rapporto

Società Geografica Italiana: spiagge italiane "divorate" già dal 2025 e zone sotto il livello del mare

E' un quadro allarmante quello delineato da “Paesaggi sommersi”

Redazione La Sicilia

28 Ottobre 2025, 13:29

 Società Geografica Italiana: spiagge italiane "divorate" già dal 2025 e zone sotto il livello del mare

Tra l’innalzamento del livello del mare, il pericolo di inondazioni, l’erosione costiera e la pressione demografica e urbanistica, entro il 2100 diverse aree del Paese potrebbero trovarsi sotto il livello del mare.

L’Italia rischia di perdere circa il 20% delle spiagge entro il 2050 e fino al 40% a fine secolo; circa 800 mila persone potrebbero essere costrette alla ricollocazione. È il quadro delineato dal Rapporto della Società Geografica Italiana “Paesaggi sommersi”, presentato oggi.

Secondo l’analisi, le zone più esposte sono l’Alto Adriatico e, in misura minore, la fascia costiera attorno al Gargano, vari tratti del litorale tirrenico tra Toscana e Campania, nonché le aree di Cagliari e Oristano. Sotto pressione anche metà delle infrastrutture portuali, oltre il 10% delle superfici agricole, gran parte di paludi e lagune e le aree costiere “anfibie”, a partire dal Delta del Po e dalla Laguna di Venezia.

Il Rapporto richiama l’urgenza di intervenire su più fronti. Le opere di difesa costiera, con barriere artificiali che ormai proteggono oltre un quarto dei litorali bassi, acuiscono l’erosione e la vulnerabilità e, in prospettiva, saranno sempre più costose e meno efficaci.

La pressione turistica è un fattore cruciale: i comuni sul mare offrono il 57% dei posti letto, ma uno sviluppo non governato sta aggravando la crisi.

Si segnala inoltre la salinizzazione dei terreni agricoli: nell’estate 2023 il cuneo salino ha risalito il Delta del Po per oltre 20 chilometri, minacciando colture e risorse idriche potabili.

Quanto alle aree protette, fondamentali per la biodiversità e oggi estese a circa il 10% delle acque e delle coste italiane, raramente dispongono di piani di gestione adeguati.

Nel complesso, porti e infrastrutture connesse si sviluppano per 2.250 chilometri e rischiano pesanti compromissioni, con effetti rilevanti sull’efficienza dei sistemi logistici.

“Occorrerebbe una netta inversione di tendenza. I litorali bassi - le spiagge e i loro retroterra immediati - sono, in tutta Italia, edificati o artificializzati”, osserva Claudio Cerreti, presidente della Società Geografica Italiana. “Questo impedisce alle dinamiche naturali qualsiasi possibilità di adattamento a una variazione stabile del livello del mare (ma anche alle mareggiate o a uno tsunami). Rinaturalizzare il più possibile è una prospettiva che potrebbe essere efficace.”

Dalla Società Geografica Italiana arriva anche l’invito a evitare catastrofismi: “Proviamo a proporre ai decisori politici un quadro equilibrato e, su quella base, possibili interventi di mitigazione dei problemi”, conclude Cerreti.