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Sapori

L'autunno da gustare in Sicilia tra pistacchi, castagne, vini dolci e olive: l'eccellenza di raccolte, sagre e putìe

Gli itinerari enogastronomici tra prodotti DOC e IGT dall'Etna a Pantelleria

Redazione La Sicilia

06 Ottobre 2025, 13:43

L'autunno da gustare in Sicilia tra pistacchi, castagne, vini dolci e olive: l'eccellenza di raccolte, sagre e putìe

Sull’Etna, nei boschi di castagni. A Pantelleria, tra le viti ad alberello frutto di agricoltura eroica. O sotto gli alberi pieni di mele cotogne, ingrediente principale della cotognata. Sono tutte passeggiate che si possono fare in Sicilia, dove la tradizione culinaria si incrocia con le coltivazioni di prodotti particolarissimi o persino rari. L’autunno è il momento perfetto per gustare molti di questi: è tempo di raccolta su tutta l’isola (incluse quelle minori) e il momento perfetto per trasformare un viaggio in un’esperienza enogastronomica.

Ad esempio, la Sicilia è nota per essere patria di tantissimi vini dolci e può contare su 23 DOC, una DOCG (il Cerasuolo di Vittoria) e 7 IGT. C’è il Pantelleria DOC, che comprende vini Moscato (Passito e Moscato) prodotti a partire da peculiari viti ad alberello in conche profonde 20 centimetri, che servono per proteggere i grappoli dal vento che soffia sull’isola. Ma tra i DOC ci sono pure la Malvasia delle Lipari, il Mamertino di Milazzo, il Marsala, il Sambuca di Sicilia, l’Alcamo e pure l’Etna. Senza dimenticare gli IGT, dall’Avola al Salina fino a Terre Siciliane e Valle del Belìce.

Passando al buon cibo, non si può che partire con un altro prodotto di origine protetta: il cappero delle Eolie DOP. In realtà, la raccolta si è conclusa al termine dell’estate, il che rende questo momento l’occasione per cominciare a gustare i frutti. Visitando l’arcipelago (o anche solo nella zona del Messinese) si possono trovare capperi in lungo e in largo, oltre che molte ricette con cui gustarli in modo diverso dal solito. In una salsa, ad esempio, unendo i capperi a tonno e menta per condire la pasta. Oppure si possono mangiare così, semplicemente dissalati e, poi, “cunzati” (conditi, ndr) con due spicchi d’aglio, un po’ di peperoncino fresco, olio, origano e aceto. Qui si trovano pure i cucunci, ovvero i frutti del cappero (che è un bocciolo). Sono più grossi e si possono tagliare per metterli in delle profumatissime insalate.

L’autunno è pure tempo di olive. Tra le più note ci sono la Biancolilla, la Cerasuola, la Moresca, la Nocellara del Belìce, la Nocellara etnea, l’Ogliarola messinese, la Santagatese e la Tonda iblea. Vengono consumate in tantissimi modi diversi, spesso schiacciate e condite. Ma producono pure sei varietà DOP di olio extra vergine: Monti Iblei (nel Ragusano), Valli Trapanesi, Val di Mazara (in Sicilia occidentale), Monte Etna, Valle del Belìce (tra Agrigento, Palermo e Trapani) e Valdemone (area messinese).

Ben più inusuale è il ritmo del pistacchio di Bronte. La sua raccolta biennale si fa negli anni dispari, come il 2025, tra la fine agosto e inizio settembre. Dal pesto a una produzione di dolci da capogiro, sono tanti i modi per mangiarlo, ma bisogna ricordare che c’è il rischio di qualche fregatura. Per riconoscere il vero prodotto siciliano tocca guardare la forma: il guscio è allungato, poco compresso e ha le dimensioni di un’oliva, mentre il seme è verde smeraldo con una pellicola rubino.

Per assaggiare tutto questo, una delle modalità migliori è andare a una sagra. A ottobre c’è una delle più note di tutta la Sicilia: è l’Ottobrata di Zafferana Etnea. Qui si possono scoprire prelibatezze di ogni genere, dai tantissimi mieli ai liquori e, ancora, castagne e mele dell’Etna, mandorle di Avola, funghi locali e cotognata.

In questa stagione ci saranno altre occasioni in giro per la Sicilia, tra sagre dedicate a pistacchio, funghi, vendemmia, noci, fichi d’India e tartufo dei Nebrodi. Non tutti amano mangiare nel caos, però. Ogni prodotto si può trovare pure nelle sempre più rare putìe (botteghe) siciliane. Fatta la spesa, allora, come il commissario Montalbano di Camilleri ci si potrà sedere a tavola e gustare in silenzio. Perché in certi casi distrarsi è un crimine.